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PHOTO SET: VINTAGE PUNK -Spirito di libertà,riflessione,gioco ed irriverenza contro la ristrettezza della moda,dei generi,della mente
Io sono sempre stato un sovversivo, ma non del tipo che molti pensano.
Non faccio uso di droghe, non utilizzo né istigo alla cocaina e non favorisco nemmeno la causa contro la legalizzazione della marijuana o di altre sostanze stupefacenti, ma sono sempre stato incline ad essere visto come una specie di punk, sia per la mia idea di look senza limiti che per la mia idea radicata di libertà mentale, fisica e soprattutto nella moda.
L’idea del servizio fotografico parte da alcuni capi d’abbigliamento vintage e retro ,o solo ispirati al taglio di anni fa, che possono essere collegati all’ideologia e alla “filosofia” punk, e vuole focalizzare la sua attenzione soprattutto sul concept che ne sta alla base, ossia quelle grandi idee esplose dal ’68 in poi (tanto per chiarire il periodo d’ispirazione) , che puntano alla LIBERTA’ D’ESPRESSIONE come tema fulcro.
Un tema trito e ritrito, chiaramente, ma non per questo meno interessante perché MAI SUPERATO. Anche le canzoni d’amore sono classiche, qualcosa che chiunque canti e produca musica ne ha scritta e cantata almeno una, ma non per questo sono tutte da buttar via o da non riproporre, se lo si fa in modo nuovo, interessante e sempre con un nuovo sguardo.
Con la dolce, simpatica e molto professionale Lucia Mondini, fotografa di Cuneo, abbiamo cosi creato questo “libro fotografico” che vuole comunicare soprattutto ,come dal titolo del mio reportage, l’ irriverenza contro la ristrettezza della moda, dei generi, della mente.
Irriverenza è la componente più punk di me, ciò che potrebbe definirmi come tale anche senza ascoltare i Sex Pistols o gruppi che negli anni si son ispirati a loro (anche se è un tipo di musica che ascolto, effettivamente), senza che fumi l’oppio o senza che faccia sesso nei prati cer celebrare l’amore libero come gli hippies o senza suonare una chitarra per parlare di politica e di rivolte studentesche.
Si parla di ciò che sta alla “core base” del pensiero punk, non tanto per quanto riguarda i suoi gruppi musicali mito-d’eccellenza, che comunque ammiro.
Io agisco parlando più o meno delle stesse cose di cui parlavano loro, portando anche quell’ideale di sovvertimento dell’idea di maschio / femmina classico, di moda attuale o retrò. Parlo di sesso e di cose frivole con la stessa intensità di cui potrei parlare di filosofia, eutanasia, del governo Monti, di Spread, di infibulazione o di cos’ altro possa interessarmi sul momento o possa essere, a tutti fatti, un argomento di cronaca.
Questo photoshoot è un “calcio in faccia” a chi vede la fotografia in un solo senso, Black & White o solo a colori o solo fatta per celebrare il corpo femminile o , anche peggio, che privilegia solo ed esclusivamente il corpo maschile nella sua dimensione più fisicata, che non è che UN SOLO ASPETTO di come un ragazzo può essere. Non è una critica a chi è fisicato, ognuno sceglie che forma dare al proprio corpo (anche se molti sono e rimangono magri, come me) ma l’occhio della macchina fotografica dovrebbe anche interessarsi alla magia che altri corpi sprigionano.
L’insieme di set sarà invece una tenera carezza per chi, come me, ama la commistione di generi e il poter sentire un elemento inanimato “parlare”; trarre da una fotografia delle ispirazioni, delle idee e ,spero tanto, magari anche una riflessione che porti ad una voglia “matta” di provare ad essere ciò che si è, a prescindere dalla quantità di sguardi di sufficienza che riceverete, perché questo è sicuro.
Non spingo nessuno a vestire come me, parlare come me o altro, vorrei solo che la gente fosse più sincera e spontanea e spero che queste foto possano parlare a coloro che hanno bisogno di una spinta, di credere che la loro diversità non sia uno svantaggio ma bensì un modo in più per lasciare un’impronta in questo mondo.
Tutto questo vuole anche essere moda, chiaramente, tramite veri capi vintage o outfits che a nostro giudizio si sposavano bene col resto, con la visione, la follia controllata e consapevole anche se sempre spontanea.
Non tutta la razionalità è controllo e non tutto il controllo è razionalità.
Vi lascio ai quattro atti di questo servizio, buona visione e buona lettura.
PRIMO ATTO: PSYCHEDELIA THROUGH NATURE
Colore: ARANCIONE. Cardigan pelo, Cravatta fantasia arancio su base marrone scuro, leggins vintage extralarge, calzino fantasia b/w a rombi, scarpa vintage Hollywood.
Il primo atto è quello più psichedelico, che unisce appunto la filosofia punk (un po’ anche in alcune parti del look) alla mia, ed ogni foto rappresenta , metaforicamente, un elemento di quella filosofia e dell’idea in sé di poter fare cosa si sente proprio, in completa armonia con la natura ed il mondo circostante.
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Una libertà psichedelica non potrebbe che prendere in esame anche uno dei simboli più inconfondibili ed innegabili del movimento, ossia l’utilizzo dello spinello come fonte d’ispirazione e di liberazione dal dolore, dal peso della vita e delle responsabilità morali/etiche imposte dallo stato. Qui, come in un “trip” di acidi, ovviamente tutto metaforico , colgo l’occasione per ripeterlo e sottolinearlo, il corpo è come l’esigenza della mente, non vuole più sottostare ad un controllo razionale che, invece, sa solo di dolore e insanità.
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SECONDO ATTO: DARKNESS, SMOKE and MUSIC
Colore: NERO. Chiodo vintage 80s, sciarpa nera lana, pantalone grigio vita alta, maglia “Brigitte Bardot” b/n righe orizzontali, scarponcino beige chiaro con interno di pelo, guanti sino al gomito, fantasia con colori base arancio e marrone.
Il secondo atto è il più dark, più riflessivo ed anche più profondo. Uno sguardo più classico alla mia visione di punk del 21^ secolo, con il chiodo protagonista, la sigaretta porta-riflessioni e un catologo di pose più plastiche.
Luci forti del giorno che contrastano con la gamma scura dei vestiti e molte foto in versione b/n, che più di ogni altri, in questo frammento del set intero, ci danno il senso di “vintage”, con tanto di riferimento al grunge/punk dei Nirvana, preso da una scritta su un muro del mio paese (che appoggio nonostante l’imbrattamento, essendo uno dei miei gruppi rock preferiti) e la chiesa come set, di chiara ispirazione sovversiva dati i temi trattati.
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TERZO ATTO: THE CARNIVAL OF MY RIGHTS
Colore: FUCSIA. Giacca serpente fucsia shocking, jeans liscio vita alta bordeaux, camicia boscaiolo con bottoni a pressione fucsia scuro, calzino b/n fantasia rombi, scarpe artigianali in vera pelle indaco.
Il terzo atto è quello più irriverente, carnevalesco, sovversivo e blasfemo che più incarna la ribellione del movimento punk e che rappresenta sicuramente una delle arterie della mia filosofia di vita personale, l’irriverenza ed il “giocare”, il colpire le istituzioni in cui, sostanzialmente, non credo per motivi precisi.
Al di là della religione, l’istituzione della Chiesa è qualcosa che davvero trovo sempre più lontano dall’idea di comunione, rispetto, carità e vicinanza fra esseri umani. Una volta ero fiducioso nei confronti della Chiesa, come ogni bambino son cresciuto pensando che fosse il posto dove “si faceva il bene”.
Fra storie di preti pedofili, offerte rubate, gente che si nasconde sotto la tonaca solo per fuggire alla vita e alle sue responsabilità o per avere uno stipendio e un vitalizio senza, sostanzialmente, lavorare e mille altre storie che hanno affollato giornali, telegiornali e cronache di ogni tipo la verità è venuta sempre più fuori e, dato che Lei si diverte a scagliarsi contro omosessuali ,in primis, o altre minoranze, io faccio altrettanto con le mie parole e la mia fotografia.
Non si tratta di blasfemia, perché NON è NO alla religione, pur sempre un’ideologia ed una fede, ma bensì ad una struttura che non è cosa dice di essere e ,soprattutto, verso chi la segue pur sapendo che è cosi, falsa e neanche letteralmente basata sui principi del suo libro fondatore, La Bibbia.
L’atteggiamento burlone, da saltimbanco, da giullare di corte, sottolineato da questo look “evidenziatore”, non fa altro che dar voce a questa forte, impattante ma assolutamente vera e (lasciatemelo dire) sempre più popolare idea tramite i giovani d’oggi e non solo.
QUARTO ed ULTIMO ATTO: BIRD OF FREEDOM AND SELF CONSCIENCE
Colore: MISTO. Giacca vintage 80s light blue shocking, canotta bianca con frange, leggins maculato-savana, scaldamuscoli neri, scarponcino beige chiaro con interno pelo.
Il quarto ed ultimo atto è quello più anticonformista ed irriverente, specialmente per la figura dell’ “uomo”, l’idea di genere e di cosa uomo e donna devono indossare per essere identificati come tale, di stereotipo.
Il look s’ispira chiaramente agli anni 70 e al movimento glam ed è un set che mi è molto caro, dato che per oltre 4 anni ho indossato quotidianamente questo genere di vestiti (ora molto meno, anche se non mancano serate in cui mi butto molto più sul glam e comunque ne sarò sempre influenzato, in testa a tutti David Bowie come icona).
Anche qui non istigo, stimolo né pretendo e voglio che qualcuno si vesta come me in questo atto o in quelli precedenti, ma semplicemente parlo di LIBERTA’ nel vestirsi come più si addice alla nostra personalità, a quel dato periodo, anche solo a quel dato giorno!
Il carnevale era il giorno del sovvertimento del potere centrale, il giorno in cui tutto veniva visto al contrario, quindi anche i generi erano mischiati, non c’era il rispetto dei ruoli sociali e degli stereotipi classici, era l’anticamera dell’estasi bacchica, dionisiaca.
Il mio mondo è un carnevale, non tanto per la varietà e i colori che porto come vessillo, ma proprio per il suo istinto di rivendicazione del potere che abbiamo di definire il nostro destino, parlare con il nostro corpo oltre che con la nostra mente.
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Adesso sono su FLICKR.
Presto compariranno i miei ultimi 4 set, ma per ora potrete trovare la maggior parte dei servizi fotografici professionali che ho fatto negli ultimi anni, più qualche scatto random sempre professionale o comunque semi professional.
Spero vi piacciano!
Per i fotografi, modelli che volessero lavorare con me mi contattino pure 🙂
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Yours,
Ginger ❤
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Photo Set: SOCIETY IS A MADHOUSE.
SOCIETY IS A MADHOUSE.
La società è un manicomio.
Il titolo già di per sè esplica molto dell’idea centrale di questo servizio fotografico che vuole investigare la “pazzia” da una prospettiva un pò diversa,lontana dall’iconografia violenta di lacci,camicia di forza e quant’altro ci sia in questa direzione.
Spesso la pazzia è un seme che viene covato da persone molto equilibrate,che cercano in tutti i modi di affrontare la vita e le sue difficoltà meglio che possono. Spesso e volentieri sono certi discorsi e situazioni sociali,ristrettezze,coalizioni insensate,regole d’altri tempi e vessilli e simboli di falsità che fan si che qualcuno impazzisca.
Tutto inizia in un manicomio dove l’individuo “impazzito”,affranto dal proprio dolore e dalla mancata comunicazione con la gente che lo circonda e incapace ormai di gestire il suo percorso di vita,si ritrova a vagare in questa struttura,vede dei fantasmi,tenta dei contatti,prova a fuggire ogni realtà possibile con urli folli,magari anche con l’alcool,magari anche solo con vestiti e accozzaglia d’accessori che possano restituirgli un pò della libertà che si è sentito soffocare nel mondo che tutti conosciamo. Egli passa varie fasi e il servizio vuole indagarle.
Gli abiti richiamano sia ad una parte piu inerente alla moda bohème,in nuova versione,che a quella glam rock,aspetto evidenziato dalla completa confusione nell’abbinamento di colori e tessuti,sinonimo visivo di”pazzia”(da me,dal fotografo e dalla mia partner-model scelto come espressione di pazzia).
Abbiamo scelto proprio il vestiario come indice di pazzia non perchè noi pensiamo che esso sia valido come metro di giudizio,tutt’altro,ma perchè generalmente è quello che pensa la gente. Dopo tutto basta essere lievemente fuori dall’ordinario per essere etichettati come anormali e volutamente controcorrente.
Il manicomio diventa simbolico e non è solo piu una struttura,ormai decadente abbandonata a sè e distrutta,bensì è la società stessa,colei che”ti porta ai matti” con le sue mille aspettative,domande,richieste,contraddizioni e senza mai nessuna vera risposta e nessuna vera soddisfazione.
Yours,
Ginger ♥
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